RIFLESSIONI DI PENTECOSTE

RIFLESSIONI DI PENTECOSTE

Ripropongo la liturgia della parola di domenica 23 maggio 2021, Pentecoste, che, come in questa domenica 19 maggio 2024, propone tre testi che andrebbero letti in ordine diverso rispetto a quello canonico: si dovrebbe iniziare con il Vangelo, un passo di Giovanni nel quale Gesù dà l’ultimo saluto ai suoi discepoli, prima dell’ascensione. Dice, tra l’altro: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete ancora capaci di portarne il peso” e annuncia l’arrivo dello Spirito Santo che, quando verrà “vi guiderà a tutta la verità”.

Segue il brano degli Atti degli Apostoli, un libro del Nuovo testamento che il frate che ha tenuto l’omelia al Santuario del Beato Sante ha definito “il Vangelo dello Spirito”. In questo passo, dopo che il Cristo ha lasciato fisicamente la terra, sugli undici apostoli scende la fiammella dello Spirito, che dona il potere di parlare a tutte le genti nella loro lingua. I molti popoli riuniti a Gerusalemme si meravigliano che un gruppo di galilei cominci a parlare tutte le lingue del mondo. Ma è questo il carattere ecumenico del messaggio di Cristo: la buona novella non è appannaggio di un popolo eletto, ma di tutti. E va spiegata a tutti.

E in cosa consiste la buona novella? Ci risponde San Paolo, nella sua lettera ai Gàlati: “camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne”. L’apostolo sostiene che carne e spirito si oppongono a vicenda, elenca i difetti dell’una e i pregi dell’altro, e afferma che chi cede ai desideri della carne non fa quello che egli stesso vorrebbe. Ma aggiunge anche che chi si fa guidare dallo Spirito “non è sotto la legge”, perché non c’è legge contro i frutti dello Spirito.

La legge è quella che Dio ha dato a Mosè sul Sinai con le tavole dei dieci comandamenti. La buona novella è il superamento di quella legge. Non in senso anarchico, ma perché l’uomo è cresciuto ed è in grado di capire il messaggio più profondo dello spirito. Quelle regole non servono più, se si sa cogliere il sentire spirituale, la cui essenza è nella capacità di superare i legami della carne.

E qui si tocca il tasto più delicato, perché è facile cadere in un moralismo radicale che demonizza la natura biologica di noi esseri umani, per idealizzare astrazioni mentali che possono mandare in frantumi la bellezza del messaggio dello Spirito. L’elenco delle “opere” della carne è lungo e inquietante, anche perché ci tocca uno per uno. Chi non ha sofferto di gelosie, chi non ha penato per discordie, chi non ha provato invidia, chi non si è trovato in situazioni di dissenso o di inimicizia, o ha vissuto momenti faziosi? E quanti si sono rifugiati nella dissolutezza, o nell’ubriachezza, oggi potremmo parlare di droghe o di altre patologie come la ludopatia, per esempio. Per non parlare di chi cerca una via d’uscita nell’idolatria o nella stregoneria. Poi San Paolo parla anche di fornicazione, di impurità e di orge, ma non è questo il punto. Anzi, questo punto rischia di portarci a dover leggere come “peccato” tutto ciò che è biologico. Una nuova dicotomia insanabile tra materia e spirito. Nulla di più sbagliato!

Se così fosse, non servirebbe lo Spirito, basterebbero i dieci comandamenti. Dio è sceso tra gli uomini, facendosi uno di noi, per mandarci un messaggio ben più profondo: non dobbiamo avere orrore della carne, noi siamo carne. Diciamo anche nel rito della Comunione che il pane è la carne di Cristo! Non possiamo e non dobbiamo rinnegare la nostra natura: siamo carne perché siamo frutto di un percorso evolutivo biologico, abbiamo nel nostro essere profondo, oggi diciamo nel nostro DNA, la memoria della competizione che noi e i nostri antenati hanno dovuto affrontare per permetterci di essere quelli che siamo.

Oggi, però, grazie al messaggio di Cristo e al sostegno dello Spirito, possiamo condividere la nostra natura di esseri animali evoluti con una nuova consapevolezza, che sa trasformare la competizione in solidarietà, l’invidia in magnanimità, il dissidio e la faziosità in pace, amore, gioia. E tutti gli eccessi nel “dominio di sé”. Il vivere di ciascuno, in un vivere gentile. Perché è questo il punto: se tu ti conosci, se hai consapevolezza del tuo essere, non hai bisogno di leggi. Basti a te stesso. Ecco perché San Paolo dice che “contro queste cose non c’è legge” e “se viviamo nello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”.

Se avete trovato di vostro interesse queste riflessioni, seguite anche quelle sul Padre Nostro, sul libero arbitrio e sulla Parabola del Seminatore.

(L’immagine di apertura è tratta dal periodico La Domenica N° 2/2021)

Questi sono i commenti che mi sono arrivati via social network:

[8/6, 15:06] Dani: Articolo interessante! Grazie Mauro.
[8/6, 15:09] Vilma: Come dice San Paolo, il messaggio di Gesù e quindi di Dio è Amore , solidarietà, è un vivere gentile con tutte le creature del creato e non contro. L’equilibrio tra carne e spirito ne è la conseguenza. Io credo e ci credo. 💋
[8/6, 15:13] Serse: Letto e concordo quasi su tutto. Non credo invece a un’opposizione della carne e dello spirito, ma a una elevazione della carne in seno allo spirito. Il verbo si è incarnato per questo. Divinizzare la natura umana, questo insegnano i Padri cristiani. Da non confondere con il volere diventare Dio. Questo insegna l’antagonista. Un abbraccio!!! E grazie per la condivisione!!!
[8/6, 15:21] Alvaro: Non ho nulla da obbiettare il discorso è giusto. Se viviamo nello Spirito, camminiamo anche nello Spirito … non c’è bisogno di leggi. Agostino dice: ama e fai ciò che vuoi … se sei nell’amore … non dai adito a tradimenti … orge. Non hai bisogno della legge. Il problema è su questo SE. Lo Spirito aiuta la nostra debolezza.
[8/6, 16:18] Giorgio: Ho letto Pentecoste, Libero arbitrio e Padre nostro. Ottimi. Fanno pensare molto.
[8/6, 17:21] Gino: Bello scritto Mauro, apprezzato anche da uno scettico come me. Invito … a leggerlo, merita!
[8/6, 17:29] Mariapia: Scettica almeno quanto mio fratello, trovo il tuo scritto molto “umano”, cioè vicino alla natura umana. Il contrario di quella religiosità integralista che le scuole (e le famiglie) cattoliche hanno cercato di indicarci come scuola di vita. Leggerò anche le altre tue riflessioni. Grazie.
[8/6, 21:09] Giulia: Letto e apprezzato. Mi piacerebbe approfondire alcuni punti … ma mi riservo di farlo quando (spero) presto ci vedremo! Ho letto anche la tua proposta per il padre nostro … sulla quale voglio fare un’osservazione: sotto un certo punto di vista sembra un po’ troppo concisa e “easy” … molto più vicino all’umanità che alla spiritualità … forse un po’ troppo? Siamo abituati a omelie e preghiere piu “cerimoniose” forse vogliamo dire che hanno un certo anacronismo? O è bene che le preghiere rimangano tali per mantenere la “carne” distante dallo spirito? Grazie Mauro per questa riflessione 😘
[8/6, 23:01] Antonella: Non sapevo di questo tuo impegno Mauro!
avrò piacere a parlarne con te dal vivo … per ora aggiungo a ciò che ha detto Vilma solo che la vita sembrerebbe per esperienza davvero un “cammino di consapevolezza”, nel quale ci si aprono sempre più gli occhi dello spirito e, comprendendo sempre meglio il senso delle cose, ci sentiamo paradossalmente più liberi dalle costrizioni della fragilità e del dualismo insito in noi.

09/06/2021:
(Rispondo a Giulia): Grazie Giulia. Sul Padre Nostro, penso che sentire l’orazione vicina all’umanità non ne sminuisca la forza spirituale. Carne (cioè materia) e spirito (cioè energia) sono due aspetti della medesima realtà e la consapevolezza è una proprietà di entrambe. Con Paola stiamo lavorando a un saggio su questo argomento, lo abbiamo intitolato “In principio era la Psiche”.

[9/6, 18:07] Alessandro: Ho letto tutto e sono ottime considerazioni. Dai miei studi passati, ho dedotto che Cristo fosse un esseno e, molto probabilmente, sposato con prole. Il problema principale nella analisi teologica, consiste nel fatto che esistono più vangeli (apocrifi). La Chiesa ha adottato i 4 più simili tra loro ma ne esistono molti altri dove Cristo è descritto come un qualunque padre di famiglia e dove vengono contemplate, tra le altre cose, anche la metempsicosi (trasmigrazione delle anime). La Chiesa, per opportunità, ha voluto omettere molti aspetti teologici e della vita quotidiana di Cristo.

[11/6, 09:50] Simona: Ciao Mauro ho letto le tue riflessioni sulla Pentecoste. Ottimo scritto!!! Cercare di superare la concezione di separazione tra corpo e spirito dovrebbe essere la sfida di tutte le religioni. Sono d’accordo, “la legge è nello spirito” e accettare la nostra natura umana con l’impegno di trasformare i nostri limiti può liberare dalla teoria del “peccato della carne” e aiutare a riconciliarci con noi stessi. Cosa è l’avvicinarsi a Dio se non il cammino di evoluzione e trasformazione verso il vivere gentile? Ti ringrazio, a presto! 🙏🙏🕉️

[11/6, 16:23] Enzo: Ciao Mauro. Scopro un nuovo filone dei tuoi interessi. Diciamo che la frase finale del tuo intervento è quella che conta sempre che uno abbia abbastanza fede per credere. Bisognerebbe poi capire cosa significano ai giorni nostri le parole che San Paolo ha scritto per il tempo in cui viveva e qui il discorso è piuttosto lungo e riguarda tutta la Bibbia e i Vangeli.

[15/6, 18:14] Luigi: Ho letto, un po’ in ritardo ecco il mio commento. La verità si scopre quando smettiamo di giudicare ed avere opinioni, gli apostoli non erano ancora pronti in questo senso, quando ciò accade la shakti è libera di fluire e si ha accesso al seme della conoscenza.Tutto ciò che è accaduto ed accadrà è registrato nello spazio vuoto e ci si può accedere. Per quanto riguarda lo spirito santo potremmo paragonarlo al risveglio della shakti che può dare anche la capacità di compiere vari miracoli fra cui anche questo dove chi ascolta sente nella propria lingua. Alla presenza di un maestro se chi ascolta è aperto ciò può succedere. Oggigiorno abbiamo le traduzioni per cui questo miracolo non è necessario (o non lo consideriamo tale). Per quanto riguarda lo spirito e la carne, lo spirito possiamo considerarlo quello che nello yoga si indica come il sé o la propria vera natura. Noi portiamo costantemente la nostra attenzione al mondo esterno materiale, agli eventi, agli altri, giudicando inoltre pensiamo che lì si trovino il piacere e la felicità. In realtà la felicità è la nostra vera natura ma non avendone la percezione ci inganniamo seguendo le limitazioni della mente e del corpo. Vivere nello spirito significa sviluppare la consapevolezza della propria natura che è fatta di conoscenza, verità, felicità ed è eterna e senza limitazioni (Dio ci ha creato a sua immagine e somiglianza) per cui quando ciò succede i piaceri della carne essendo molto limitati perdono di interesse.
[15/6, 20:43] Kesiana: Caro Mauro ho letto il tuo pezzo e sostanzialmente sono d’ accordo con la tua riflessione, aggiungo che la Peccatrice Maddalena ai piedi del Signore testimonia che non serve accusarsi dei peccati e decidere di cambiare, perché non si è in grado di mantenere questi decisioni prese di fronte a noi stessi. La donna ai piedi di Cristo testimonia che ammettere la propria verità davanti al Signore fa trovare nel corpo del Signore offerto a noi quella nostra umanità complessa che soltanto nell’ uomo nuovo ( Cristo) può trovare forza , bellezza , perdono. Grazie per la condivisione, ben fatto! 👋

[21/6, 8:26] Renato: Oggi ho finito di leggere. Grazie anzitutto della condivisione del pensiero. Grazie di aver intrapreso il sentiero del sentire biblico. Davvero bello. Quando accadrà di vederci di persona scambieremo parole.

5 commenti su “RIFLESSIONI DI PENTECOSTE

  1. Molto interessante.ho letto e riflettuto ogni passaggio.’camminare secondo lo Spirito’.Questa realtà sconvolge il reale.

  2. “Guidati dallo spirito avviene la Trasformazione:
    da competizione in solidarietà
    da invidia a magnanimità
    da dissidio in pace!!”
    Bella riflessione!
    Se facciamo da noi, seguendo la ragione umana questo non avverrebbe mai. Lo Spirito ci illumini sempre!
    Sai essere concreto, e nello stesso tempo, in cammino nel mistero Spirituale.
    Grazie.

    Nives

  3. Ho letto ed è molto interessante approfondire questo aspetto che ci riguarda! Io credo che Pentecoste voglia dire un rinnovamento così forte che cambi la vita e permetta di restare sulla terra pur con uno sguardo totalmente puntato al Cielo, come lo è stato per i fedeli e come ci auguriamo avvenga per opera di Maria e della Sua Vittoria su noi!
    Una investitura cioè di Spirito Santo che ci faccia camminare secondo le Sue opere e non secondo quelle della carne: ovvero apprezzo il mio corpo, lo custodisco perché esso stesso è il tempio dello Spirito Santo. Dunque non c’ opposizione tra l’uno e l’altro ma aderenza affinché il corpo sia indirizzato secondo lo Spirito e i suoi frutti e non viceversa. Se guardiamo i Santi infatti vediamo che hanno tanto mortificato il corpo: pensiamo a San Francesco che dormiva sulla pietra non per disprezzo ma per santificarlo.
    Pensiamo a Padre Pio a Santa Rita. Sono esempi esemplari tanto da divenire Santi ma per loro non c’era compromesso. Lo Spirito Santo conduce il corpo verso la sua strada dura aspra stretta ma l’unica per entrare nel regno di Dio. La nostra natura umana che tende a cedere ha questa grande sfida ed opportunità per salire.

  4. Ciao Mauro. Non mi trovo spesso a riflettere sulla spiritualità, ma Tu con il Tuo scritto mi hai fatto riflettere. Trovo le Tue ragioni condivisibili, anche da parte di una persona molto concreta come me, scettica nei confornti di una spiritualità bigotta e fine a se stessa. Con il tempo ho imparato, anche a mie spese, che l’essere umano è soprattutto carne, legato alla materialità, alla meschinità delle cose, tuttavia esso non può precindere dalla spiritualità, ne abbandonarsi solo a questa. Nel mio cammino di vita ho compreso che l’essere l’essere umano è l’equilibrio tra materia ed energia, l’essenza stessa del connubio di esse. Se l’uomo raggiunge l’equilibrio vero, allora trova quello stato di grazia che gli permette di cammina nel bene, nell'”amore” e non avrà bisogno di regole ….. Personalmente penso che l’essere umano (nel quale mi identifico) abbia ancora molta … molta strada da fare.

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