I DEBITI NEL PADRE NOSTRO

“Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini” (Matteo 6,5). Sono parole di Gesù, nel discorso della montagna. Precedono di poco l’invito a pregare il Padre con l’orazione del “padre nostro” che abbiamo imparato a conoscere e che riempie di vibrazioni mantriche le chiese durante ogni funzione religiosa.

Ebbene, quante volte nel recitare il “padre nostro” siamo consapevoli di quello che diciamo? Mi riferisco, in particolare, al passo dove chiediamo “rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Che il tema sia il perdono, lo dice subito Gesù: “se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi” (Matteo 6,14).

Avremmo potuto dire perdonaci se ti rechiamo dolore, come anche noi perdoniamo chi ci addolora (come ho suggerito nella lettera che ho scritto a Papa Francesco nell’ottobre del 2019), ma è una locuzione non così incisiva come quella in uso, la cui forza sta nel valore simbolico del termine “debiti”, dove non si tratta, ovviamente, di questioni economiche, ma di un insieme di possibili mancanze nei confronti del Padre, che siano affronti, offese o quant’altro possa addolorare.

Il problema è che dicendo “rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori” siamo portati a perdere il contatto con il significato profondo che è “perdonaci, come anche noi perdoniamo”.

E qui la cosa si complica. Infatti, quanti di noi possono guardarsi in faccia davanti allo specchio e dirsi con sincera convinzione “io sono capace di perdonare”?

Quanti di noi possono recitare a voce alta una frase del tipo perdona le nostre offese, come anche noi perdoniamo chi ci offende senza sentirsi un po’ simile agli ipocriti cui si riferiva Gesù?

Più onesto sarebbe dire perdonaci quando ti offendiamo (o rechiamo dolore), come anche noi ci sforziamo di perdonare chi ci ha offeso (o recato dolore), aggiungendo, e perdonaci se non ci riusciamo.

Mi rendo però conto che è necessaria una sintesi, quella della remissione dei debiti è perfetta, ma ha il difetto che non ci sbatte in faccia subito il suo significato profondo e rischiamo di recitarla in maniera automatica, senza renderci conto che potremmo pronunciare parole ipocrite. Certo, anche recitando qualcosa tipo perdona le nostre offese, come anche noi perdoniamo quelle altrui possiamo agire da ipocriti, ma almeno lo facciamo consapevolmente e, forse, con qualche riflessione in più sull’argomento.

Quindi, al momento, questa è la mia scelta delle parole giuste per rivolgermi al Padre, secondo l’insegnamento di Gesù:

Padre nostro, che sei ovunque,

sia santificato il Tuo nome,

venga in noi il Tuo regno,

sia fatta la Tua volontà,

com’è ovunque, così sia nei nostri cuori.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

e perdonaci quando ti offendiamo,

come anche noi perdoniamo chi ci ha offeso.

Non abbandonarci nelle tentazioni,

ma aiutaci a non fare il male.

QUESTI SONO I COMMENTI RICEVUTI VIA SMS:

[17/3, 10:05] EMANUELA: Grazie Mauro … una bella rilettura del Padre Nostro … penso che, come ogni preghiera, ogni dialogo con il Padre che ci ama in modo folle, il Padre Nostro è un grido di comunione tanto più forte quanto siamo sul “pezzo” ma la nostra piccolezza nel distrarci non attenua il grido di aiuto … se poi facciamo esperienza viva nella nostra vita di quello che diciamo, la comunione è forte e il cammino ad amare come fa Lui, non ricordando più il male fatto e ricevuto, ci fa nuovi perché “Lui fa nuove tutte le cose” … Migliori di come le abbiamo sfasciate😊Vi abbraccio e vi auguro una bella domenica 💪🏼

[17/3, 12:20] ALESSANDRO: Ciao, Mauro! Come stai? Si, ho letto … Che dirti? Io non credo nelle religioni “rivelate” quindi per me queste sono tutti accademismi per teologi. Non credo nelle preghiere così precostituite né a riti, rituali, dogmi o verità non dimostrabili. Credo nella presenza di un Dio ma la mia è una fede deista/illuminista. Ciascuno di noi può pregare il proprio Dio come meglio crede e sente, privilegiando qualsivoglia forma preferisca ( sempre che le preghiere abbiano, effettivamente, una attenzione da parte della divinità). Un abbraccio anche a Paola. P. S. : il perdono è un processo psichico personale. Il vero perdono è quello che diamo e riceviamo da noi stessi dopo una lunga e razionale elaborazione anche etica.  E, qui, ritorna volendo anche Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”.

[18/3, 19:32] ANNA: Ho letto e riletto le tue riflessioni e il Padre Nostro (nuovo) da te proposto. A me piace ed è anche molto comprensibile. Sicuramente per le nuove generazioni sarà facile ad impararlo se mai si cambiasse. … Comunque complimenti per le tue riflessioni.

[19/3, 19:53] MONICA: Ho letto!! Importante il tema del perdono, centrale faticoso liberatorio. Audace cambiare il testo della preghiera 😉

5 commenti su “I DEBITI NEL PADRE NOSTRO

  1. Dolcissimo amico mio, sincero sono d’accordo ma io credo che quando una persona recita il padre nostro e soppesa le parole comprende il significato della preghiera. Importante è metterla in pratica.

  2. Lodevole la tua riflessione e il tuo approccio tecnico ma spirituale sul nodo debito. Mi sforzo di cercare di essere capace del perdono come Gesù insegna e l’importante è questo, poi come la comunicazione cattolica è stata concepita sul padre nostro, tutto è sindacabile.
    Credo che la tua prova sia ammirabile ma non certo impossibile.

  3. Caro Mauro, la frase l’ho sempre intesa così come tu l’hai ben interpretata e maggiormente semplificata. Dopo tutto il tema del perdono è centrale nella parola del Vangelo.
    Già che ci siamo, una piccola riflessione su due altre frasi pregne di significato. La prima: “sia fatta la tua volontà…” è un invito a vivere la propria vita secondo quanto Gesù ci ha insegnato e che ci porta direttamente alla frase successiva, dove nella richiesta del pane quotidiano ci invita all’eucaristia e subito dopo al perdono. Bellissimo.
    Un caro saluto,
    Andrea

  4. Ciao Mauro
    Argomento lungo ma cerco di sintetizzarlo.
    Dobbiamo partire dal presupposto che Gesù predicava la legge di causa ed effetto meglio conosciuta come legge del karma.
    Il karma altro non è che una sequenza di azioni che comportano una reazione simile (come emozione) e differente (come azione).
    Ovvero, se ho tradito (azione) vengo ritradito (reazione) ma non sempre l’esperienza è uguale.
    Posso avere tradito il partner e venire poi tradito da un amico o dalla società ecc.
    I debiti sono solo quelle reazioni karmiche che dobbiamo riequilibrare dentro di noi e il perdono è sempre verso noi stessi, perché se pensiamo di perdonare l’altro automaticamente abbiamo emesso un giudizio che potrebbe essere falso presupponendo l’errore dell’altro.
    Nessuno sa cosa sia davvero giusto per quell’anima e nella legge dello specchio ciò che mi succede è sempre giusto, fosse anche la cosa più terribile.
    Nulla è sbagliato sotto il cielo.
    Quando perdoniamo l’evento in sè (non chi l’ha compiuto) considerandolo né buono né cattivo ma solo un evento di esperienza per la nostra crescita, allora il perdono è insito per entrambi (l’apparente vittima e l’apparente carnefice).
    Partendo sempre dal presupposto che l’anima non subisce mai nessun danno e nessuna offesa.
    La mia preghiera quindi sarebbe così:
    Padre Nostro
    Che sei nello Spirito
    Sia recitato ovunque il tuo nome e sempre fatta la volontà delle tue leggi come è nello Spirito così sia nella materia
    Dacci oggi il nostro nutrimento per l’anima e ciò che ci serve per il corpo e aiutaci a comprendere ciò che abbiamo separato e aiutaci a perdonare noi stessi poiché essendo Uno nel perdono sono inclusi i miei fratelli
    Salvami dall’illusione e liberami dal ciclo di nascita e morte.
    Così sia.

  5. Sin da bambina quella frase “rimetti a noi i nostri debiti” provoca in me un senso di disagio. Anche io avrei preferito un riferimento diretto al concetto di “perdono”.
    Mi sono sempre sforzata di perdonare chi mi ha in qualche modo ferita. Qualche volta non ci sono riuscita fino in fondo. Ma la cosa che mi riesce più difficile è perdonare me stessa quando mi rendo conto di aver ferito qualcuno.
    Ciao, Mauro. Bello il tuo pensiero e bello che ne fai un’occasione di confronto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto