(Brano tratto dal romanzo Scambi d’Identità)
… il quartetto attraversò un quartiere popolare fatto di vecchie casupole a un solo piano, poco curate e maleodoranti; dall’interno di una di queste udirono il suono di un profondo russare. Isabelle e i suoi accompagnatori erano passati da pochissimo, quando la porta di quella casa si aprì. Sulla strada illuminata dal chiarore livido del mattino si affacciò una donna ancora abbastanza giovane, dall’aria stravolta, con i capelli sporchi e in disordine, coperta solo da un leggero abito lurido e sgualcito. La donna osservò distrattamente e con aria disorientata il gruppetto che si allontanava, le sole persone per strada a quell’ora. Emise un sospiro, si girò verso l’interno di quella misera abitazione, ebbe un’espressione di disgusto, dal buio della stanza provenivano i suoni sguaiati del russare di un uomo e un diffuso fetore. Quell’odore disgustoso! Lo stesso che per prima cosa aveva accolto Vincent Van Ruud al risveglio, buio e puzza; poi quel rumore ritmato e martellante, insistente, il russare violento di qualcuno vicino a lui. Ancora sdraiato al buio e in preda a forti sensazioni di nausea, non sapeva se per effetto del viaggio nello spazio-tempo o per via di quel fetore, Van Ruud allungò una mano verso destra e toccò con orrore, vicinissima a lui, la schiena enorme di un uomo che gli voltava le spalle, dormiva e russava …