Platea attenta e numerosa sabato 2 febbraio pomeriggio al MenoUnoMega di Forlì per la presentazione del romanzo di Mauro Ferri LA CAMPANA DI MEZZOCAMMINO.
“Con una carriera di quasi cinquecento presentazioni di autori” ha esordito Pietro Caruso “io seleziono i lavori da proporre al pubblico, e anche se sono firmati da grandi nomi, se non mi convincono, non li tratto. Voglio presentare solo opere di qualità, e questa è una garanzia per i lettori.”
Nell’introdurre il romanzo e l’autore, ha trattato con raffinatezza ed eleganza i temi di spicco del secondo lavoro narrativo di Ferri, definendolo “un delizioso romanzo breve”.
Per Caruso, Ferri “con padronanza di sentimenti profondi” ha raccontato l’ambiente di montagna, luoghi dove le dinamiche sono semplificate, ma le relazioni tra gli uomini e le loro emozioni non sono meno autentiche di quelle della nostra vita di tutti i giorni.
Caruso si è poi soffermato sulla figura del demonio, e su come nel racconto il principe del male trovi una personificazione del tutto originale, “arrivando a servirsi dell’inganno persino contro sua stessa gente”.
Mauro Ferri ha chiarito che la personificazione del demonio non è un espediente narrativo del genere horror, ma una visione allegorica, perché allegorica è l’intera storia, basata sulla lotta contro il male, ma soprattutto sulla lotta contro la paura perché “è la paura che genera i fantasmi che agitano i nostri sogni e ci fanno vedere mostri anche dove non ci sono.”
Per Ferri bene e male non sono le due alternative di un mondo dicotomico, in quanto, nell’unica realtà ontologica, il male è soltanto una forma di decadimento del bene.
Infine, Caruso ha posto l’attenzione sul concetto del sacrificio, mezzo estremo nella lotta tra bene e male e supremo strumento di riscatto, e ha definito “La Campana di Mezzocammino” un’opera morale.
Prima del rituale delle firme e delle dediche, in un paio di interventi del pubblico è stato posto l’accento su come e dove le allegorie del racconto possono trovare riscontri nel nostro quotidiano presente e futuro (“tutte le volte che viviamo situazioni di oppressione e ne proviamo paura” ha detto Ferri) e sono stati suggeriti richiami letterari alle atmosfere manzoniane.
(Norberto Rigo)