PASSEGGIATA SULL’ACROPOLI

(Brano tratto dal romanzo Scambi d’Identità)

Se un gabbiano avesse sorvolato gli ammassi di case aggrappate le une alle altre che disegnavano una ragnatela di vicoli contorti tutt’intorno alla piazza dell’agorà, ritmata dai profili eleganti e autorevoli dei templi, degli edifici pubblici e dei lunghi portici, e se ne avesse seguito l’andamento ondulato che accompagnava e ammorbidiva le irregolarità del terreno, tra cui emergevano i rilievi dell’Areopago e quello della Pnice, se quel gabbiano, modulando la planata delle sue ali, avesse quasi ripercorso in quota, come una lieve carezza, quell’orografia urbana, orientandosi verso il massiccio dell’acropoli, avrebbe scorto, in quell’ora ancora fresca del mattino adolescente, un uomo e due donne che risalivano le falde dell’acropoli lungo la via sacra, un gruppetto come tanti nell’andirivieni degli ateniesi sullo stesso percorso, ma riconoscibili, all’occhio esperto del gabbiano, perché seguivano la loro strada con un fare diverso dall’altra gente, erano più incerti, si fermavano spesso a guardarsi intorno, indicavano ora questa ora quest’altra direzione, uno richiamando l’attenzione degli altri, come se fosse la prima volta che vedevano distendersi le lunghe mura dalla porta del Dipilon fino al Pireo, o come se il teatro di Dioniso, comparendo di scorcio sul fianco destro della roccia, dopo la curva a gomito a ridosso dei Propilei, fosse per loro una novità. Eppure erano tre ateniesi ben noti in città …

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