Stimolante recensione di Pietro Caruso nella presentazione del romanzo IL SELETTORE, sabato 29 gennaio 2011 a Forlì.
Con riferimenti a Stendhal e al romanzo morale di tradizione ottocentesca, Pietro Caruso è partito subito volando alto nell’inquadrare il recente lavoro letterario di Mauro Ferri nella letteratura italiana contemporanea.
“Mauro Ferri ha voluto cogliere una sfida molto impegnativa” ha detto Caruso “operando una difficile sintesi di tre situazioni, tre piani di lettura che collocano ‘Il Selettore’ per un verso nella tradizione dei romanzi di derivazione teatrale, come quella americana, impostata su intensi dialoghi, per un altro nei generi propri del romanzo italiano del ‘900, forti di spessore nelle descrizioni e (questo è il terzo piano di lettura) nella trama di fondo della voce narrante.”
Di derivazione prettamente teatrale è la scelta, orginale e non facile da gestire in un’opera di narrativa, di usare per i personaggi solo il nome di battesimo: Livio, Giulia, Romeo, Laura, Fulvio …, cosa che può sconcertare all’inizio il lettore, ma che risulta immediatamente efficace proprio nel dialogo, peraltro apprezzato – forse anche per questo espediente di tecnica letteraria – dai critici del Premio Casentino.
Non sono mancati i riferimenti alle precedenti opere di Ferri, che Caruso ben conosce per averle presentate la prima (Scambi d’Identità) nel 2007 e la seconda (La Campana di Mezzocammino) nel 2008. Ebbene, nel Selettore Ferri ha affinato lo strumento narrativo, producendo un’opera decisamente matura e, come per i precedenti lavori, capace di catturare il lettore fin dalle prime pagine.
(Norberto Rigo)