- di mauroadmin
Domenica 7 luglio 2024 sulla collina che ospita il Santuario del Beato Sante a Mombaroccio si è tenuta la seconda edizione della Festa del Creato, a ottocento anni dall’arrivo dei frati francescani sulla collina che allora ospitava una piccola chiesa chiamata Santa Maria in Scotaneto e dalla prima stesura del Cantico delle Creature di san Francesco.
Nella mia conversazione pomeridina su “Francesco e il creato” ho voluto riflettere su come l’umanità immagina o pensa al creato e alla creazione, cercando spunti in diversi miti. Ecco il testo della conversazione.
Non posso scrivere delle stelle
se non guardandole
sentendo il brivido
latitante richiamo
di così fulgida bellezza
magnificenza splendente.
Alte sparse piccole fiammelle,
ma grande è il loro abbraccio[1].
Ringrazio Monica Baldini per queste belle parole, che ben esprimono il nostro stupore dinnanzi al Creato, e ci permettono di introdurre il tema della Creazione; ringrazio anche Alessia Serretti Gattoni, che ci accompagna con le sue vibrazioni sonore e ci aiuta nell’ascolto, preparandoci ad accogliere il celebre Cantico di San Francesco e ringrazio infine Paola Speziale, che mi ha assistito nella lettura, alternando la sua voce alla mia.
Ora, però, vogliamo proporvi il racconto della storia più bella del mondo, con le parole di Frate Alvaro, paterne e accoglienti.
Ascoltate attentamente e rimarrete stupiti. Questa meravigliosa storia è scritta nel libro più bello, più prezioso del mondo: la Bibbia, che racconta tutte le opere e le parole di Dio.
Tanto e tanto tempo fa non esisteva nulla, né la terra, né il cielo, né il mare, né gli animali, nemmeno gli esseri umani. Esisteva solo Dio, il Suo Spirito, e Gesù.
Nel cuore di Dio però ardeva già il desiderio di creare tanti uomini, tanti bambini, tanti animali, perché il suo cuore era tanto ripieno di amore e desiderava donare a qualcuno tutto il suo amore.
Allora iniziò a progettare tutto ciò che voleva creare. I suoi progetti erano grandissimi e bellissimi!
Dio creò il mondo e tutto ciò che vedete in sette giorni.
Certo, essendo Dio, avrebbe potuto creare il mondo in un solo giorno, o anche in una sola ora!!
Ma, ricordate una cosa e non dimenticatela mai: tutto ciò che Dio fa, lo fa con uno scopo ben preciso. Impiegò sette giorni per insegnarci una lezione molto importante, ossia che le cose più grandi, le cose più meravigliose hanno bisogno di tempo e pazienza per realizzarsi.
Dio creò ogni cosa semplicemente con la sua Parola.
Avete visto come è potente la Parola di Dio? A tal punto, da aver creato ogni cosa che vedete![2]
Anche altre culture sono rimaste attonite di fronte al Creato. Ecco un esempio preso da miti e leggende degli indiani del Sudamerica.
C’erano solo il mare immobile e il cielo in tutta la sua grande estensione. Non c’era un uomo, né un animale, né un pesce, né un albero, né una roccia. Non c’era nulla che facesse rumore, né cosa alcuna che si muovesse: c’era solo l’acqua calma, il mare solitario e tranquillo. Tapeu Gucumatz, il Creatore e Formatore, che era padre e madre insieme, stava nell’acqua, splendente di una luce abbagliante. Era ricoperto di piume verdi e azzurre; era molto saggio e gran pensatore. Huracan, il Cuore del Cielo, una notte incontrò Gucumatz. Parlarono, si consultarono e meditarono: infine si misero d’accordo e unirono le loro parole e il loro pensiero. – Che il vuoto sia riempito! Che l’acqua si ritiri, che sgorghi la Terra e che si rassodi! – dissero. Subito la Terra fu creata. Quando le montagne sorsero dall’acqua tranquilla, all’istante i boschi ricoprirono la superficie della Terra e i fiumi presero a scorrere liberamente. – La nostra opera, la nostra creazione, è terminata! – dissero pieni di gioia Gucumatz e Huracan.[3]
È interessante scoprire come alcuni temi, se vogliamo alcune intuizioni, ricorrono in diversi miti sull’origine del mondo.
Pensiamo all’acqua, l’acqua primordiale.
Abbiamo appena sentito che Tapeu Gucumatz stava nell’acqua, prima di creare il mondo.
Prendiamo, per esempio, i Veda, antichi testi dell’India: ci raccontano che prima “tutto era avvolto da tenebra e tutto era Acqua indifferenziata”.
Così come la Bibbia, nel libro della Genesi, ci dice che, prima della creazione, “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”.
Questo, è il più bel racconto della creazione:
In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse:
“Sia la luce!”.
“Sia il firmamento in mezzo alle acque, per separare le acque dalle acque.”
“Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto.”
“La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie.”
“Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra.”
“Le acque brulichino di esseri viventi, siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo … gli uccelli si moltiplichino sulla terra.”
“La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche.”
“Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza.”[4]
Ed eccoci qua, a interrogarci da sempre, con stupore, sul mistero del Creato. Sul suo scopo, sui nostri bisogni, sul nostro ruolo. Se ne occupa anche il Corano.
Egli ha creato il cielo e la terra con verità d’intento.
E le greggi creò per voi, calde e datrici di utili cose, e voi ne mangiate e vi danno visione di bellezza, quando le riconducete alle stalle la sera, quando le portate al pascolo all’aurora …
e cavalli e muli e asini v’ha dato perché li cavalchiate, ornamento bello, e sta creando ancora cose che voi non sapete.
È Dio che vi mostra la vita …
È lui che fa scendere acqua dal cielo per voi, e ne bevete e ne crescono alberi tra i quali spingete a pascolare gli armenti e ne fa crescere per voi il frumento e l’olivo e le palme e le viti e ogni specie di frutti.
E v’ha soggiogato la notte e il giorno, e il Sole e la Luna e le stelle, soggiogate tutte a servirvi per ordine suo.
Ed è lui che v’ha soggiogato il mare e ne mangiate carne freschissima …[5]
S. Francesco ha capito profondamente la bellezza del creato e ha innalzato a Dio il Cantico delle creature, una delle più antiche liriche scritte in lingua italiana, che allora si chiamava “volgare”, cioè parlata dal volgo, dal popolo. Risale al 1224 circa, ottocento anni fa!
Altissimu onnipotente, bon Signore, tue so le laude, la gloria e l’onore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfàno, et nullu homo ene dignu te mentovare.
Laudato sie, mi Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo quale è iorno et allumini noi per lui. Et ellu è bello e radiante cum grande splendore; de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle; in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si, mi Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sostentamento.
Laudato si, mi Signore, per sor’acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si, mi Signore, per frate focu, per lo quale enallumini la nocte; et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sostenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.
Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullo homo vivente po’ skappare; guai a quelli ke morranno ne le peccata mortali; beati quelli che trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farà male.
Laudate et benedicete mi Signore et ringratiate et servitelo cum grande humiltate.
[1] Monica Baldini, da “Le stelle di notte”, 2 agosto 2022.
[2] Frate Alvaro Rosatelli.
[3] W. Pedrotti (a cura di), Miti e leggende: Indiani del Sudamerica, Demetra.
[4] Genesi, 1, 1-26.
[5] Corano, Sura 16, 3-17.
[6] Cantico delle Creature, San Francesco, 1224 circa.
Questo è quello che è stato detto nel pomeriggio di domenica 7 luglio. Ed ecco ora qualche altro testo, per proseguire nelle riflessioni.
GAYATRY MANTRA
Omh, Bhur bhuvah svah, tat savitur varenyam, bhargo devasya dhimahi, dhiyo yo nah prachodayat.
Ohm, Ci uniamo al cielo e alla terra. Possa quell’eccelso splendore divino, dispensatore di vita, illuminare le nostre menti.
LA DANZA DI SHIVA
Nella notte di Brahman la Natura è inerte e non può danzare fino a che Shiva non vuole: Egli si risveglia dall’estasi e danzando trasmette alla materia inerte onde pulsanti di suono che la risvegliano; ed ecco! Anche la materia danza, e forma come un’aureola che ruota attorno a lui. Danzando, Egli permette il dispiegarsi dei multiformi fenomeni della materia. Quando il tempo è compiuto, ancora danzando, Egli distrugge tutte le forme e i nomi col fuoco e riporta una nuova pace. (La Danza di Shiva, Ananda Coomaraswamy)
TESTI VEDICI
Al principio, è certo, nulla esisteva, né il cielo, né la terra, né lo spazio fra i due. Allora il Nonessere, avendo deciso di essere, divenne spirito e disse: “Possa io essere!” Riscaldò se stesso. E da questo calore nacque il fuoco. Si scaldò ancora di più. E da questo calore nacque la luce. (Taittiriya-brahmana, II, 2,9,1-2)
In principio non vi era Essere né Nonessere. Non vi era l’aria né ancora il cielo al di là. … L’Uno respirava senza respiro, per impulso proprio. … Tenebra vi era, tutto avvolto da tenebra. E tutto era Acqua indifferenziata. Allora, quello che era nascosto dal Vuoto, quell’Uno, emergendo, agitandosi, mediante il potere dell’Ardore, venne in essere. In principio Amore sorse, la primitiva cellula germinale della mente. … Una linea netta separò l’Essere dal Nonessere … Portatori di seme vi erano, e forze potenti, spingevano dal basso e in alto avanzavano. (Rigveda, X, 129)
ANTICO TESTO BABILONESE
È qui presente il seno materno, che produca e procrei, si’ che l’uomo s’addossi la gerla del dio. Nintu parlò agli Annunaki, i grandi dei: “Da me sola non è possibile ch’io faccia tal cosa. Ma con Enki l’opera potrà realizzarsi. È lui che rende pura ogni cosa: egli mi fornisca l’argilla e io agirò.” Enki parlò ai grandi dei: “Il primo, il sette e il quindici del mese voglio apprestare un rito di purificazione. Gli dei sgozzino un dio, poi si purifichino mediante immersione. Insieme alla carne e al sangue di lui, Nintu mescoli l’argilla: dio e uomo siano così mescolati. Dopo che ebbe mescolato quell’argilla, Nintu chiamò gli Annunaki: “L’opera che voi mi avete comandato io l’ho portata a compimento. Voi avete sgozzato un dio assieme alla sua intelligenza, io ho rimosso la vostra pesante fatica e ho imposto all’uomo la vostra gerla”. (Atrahasis, I, 189 – 241)