LÀ V’È, LA PROVVIDENZA

LÀ V’È, LA PROVVIDENZA

Primo servizio scritto per il nuovo notiziario on line del Comune di Mombaroccio, da me diretto, che ha sostituito l’edizione cartacea. Tra luglio 2017 e maggio 2019 sono stati pubblicati 122 articoli. Ripropongo in questa sezione del mio sito quelli che ritengo più interessanti anche per una rilettura dopo molto tempo. (aggiornamento del 25 maggio 2020)

(Pubblicato il 20 luglio 2017 su Mombaroccionotiziario.it)

A colloquio con Ivana e Roberto, che da due anni conducono la Casa Famiglia “Santa Maria che scioglie i nodi” di Mombaroccio. Una realtà che fa bene ai due genitori, ai loro figli e alla gente del paese.

Alessandro Manzoni mi scuserà, ma la sua frase dei Promessi Sposi è perfetta per introdurre la Casa Famiglia dedicata a Santa Maria che scioglie i nodi, realtà umana e sociale attiva a Mombaroccio da meno di due anni e curata dall’associazione Papa Giovanni XXIII, comunità fondata nel 1968 dal sacerdote riminese don Oreste Benzi.
La conducono Ivana Lovric e Roberto Ciferri, una giovane coppia che, in quella che era stata la dimora del parroco, dietro la chiesa dei Santi Vito e Modesto, condivide la vita familiare con cinque figlie dai tre ai diciassette anni, di cui una è loro figlia naturale.
“Siamo arrivati tre anni fa” dice Roberto. “Siamo stati contattati da don Enrico Giorgini, che si è rivolto alla Comunità su indicazione del Consiglio Pastorale per trasformare la vecchia canonica in Casa Famiglia.”
“E noi cercavamo casa” aggiunge Ivana “è stata una combinazione. O anche la provvidenza.”
Roberto e Ivana si sono conosciuti in una casa di accoglienza. Lui è laureato in ingegneria elettronica, stava ultimando un dottorato di ricerca ad Ancona e gli si stava profilando una buona carriera con destinazione gli Stati Uniti. “Ma non ero sereno. Avevo fatto diverse esperienze di volontariato, con la Caritas e con i missionari Comboniani, cercavo il contatto con la povertà. Poi ho conosciuto la Casa Famiglia, un’esperienza completa, continuativa. Un’esperienza di fede che mi riempie, che dà significato alla vita. Ho sentito che quello era il mio posto e non l’ho più lasciato. Sono entrato in Comunità nel 2003.”
Ivana è croata. È lì che ha conosciuto la Comunità. Ha fatto esperienze tra i tossicodipendenti e poi in un orfanotrofio in Bosnia, dopo la guerra. “C’è stato un momento, quand’ero adolescente, nel quale mi sono allontanata dalla fede. Nel 2000 sono venuta in Italia, ho ritrovato la Comunità e ho deciso di rimanere in Italia. Una scelta faticosa, quella di lasciare il mio Paese, mia madre e le mie sorelle sono lì.” Ivana nel 2003 era responsabile di una struttura a Rimini; nel 2007 ha sposato Roberto. “In Romagna accoglievamo anche ragazze madri e adulti. La Casa Famiglia è per tutti, non solo bambini.”
“Proprio come una vera famiglia” interviene Roberto “oltre ai genitori c’è il nonno, il nipote, la zia …”
Veniamo alla vostra esperienza a Mombaroccio. Continua Roberto: “Siamo stati per un anno in affitto in un appartamento sempre qui in paese, mentre si lavorava per preparare questa casa. Siamo stati molto aiutati, si sentiva che il paese voleva questa Casa Famiglia, hanno coinvolto anche persone che non frequentano la parrocchia. A parte l’impresa che ha fatto gli impianti, il resto è stato tutto lavoro volontario, molti materiali sono stati recuperati o regalati, con poca spesa siamo riusciti a mettere a posto molto.”
Roberto, Ivana e le loro bambine sono entrati nella loro casa nell’agosto del 2015; in novembre il Comune ha rilasciato l’autorizzazione come struttura di accoglienza e così la Casa si è potuta inaugurare alla presenza del Vescovo. Come funziona l’accoglienza degli ospiti?
“Alcune accoglienze sono inviate dai Servizi Sociali, ma tutte vengono condivise con il resto della Comunità, si cerca la struttura che meglio corrisponde alle esigenze. Tra San Marino e Ancona ci sono 200 membri della nostra Comunità, solo nella nostra zona c’è la struttura di Monte Santa Maria nel comune di Monteciccardo, ce n’è una a Pesaro, due a Fano e altre nell’entroterra di Fano. Abbiamo incontri periodici settimanali con un gruppo ristretto della nostra area e una volta al mese ci incontriamo con il responsabile di zona.”
È difficile l’inserimento di una nuova persona?
“Noi chiediamo il coinvolgimento degli altri ospiti della famiglia, perché dovranno fare spazio a chi arriva. E non è solo uno spazio fisico, è anche psicologico, nell’Essere.”
Come si mantiene una Casa Famiglia?
“In Comunità si mette insieme tutto quello che entra e lo si ridistribuisce. C’è chi lavora e lascia parte dello stipendio; ci sono le offerte, ci sono i contributi dei Servizi Sociali per le persone inviate da loro. È l’idea degli Atti degli Apostoli, affinché non ci siano poveri tra di loro. E per fare giustizia: siamo in una società che si basa sulla competizione e sul profitto. Chi non è in grado di competere è tagliato fuori. Parlare di giustizia è fare del bene, dare a queste persone il posto giusto per esprimere quello che sono.”
“Noi viviamo molto di provvidenza” dice Ivana “La gente ci porta abiti usati e cibo. Teniamo quello che serve e il resto lo distribuiamo.”
Come va la convivenza in paese?
“Era il nostro sogno avere una Casa Famiglia in un paese, perché non siamo una realtà chiusa, vogliamo aprirci alla gente. E la gente risponde, a cominciare dai bambini, che ci vengono a trovare e si relazionano con le nostre figlie. I bimbi sono capaci di muovere il cuore” aggiunge Ivana “stimolano la dimensione spirituale” e Roberto conclude: “Ci hanno detto: ‘vi vogliamo bene’. Non ci aspettavamo questa accoglienza. È qualcosa che fa bene a noi, ai figli e alla gente del paese.”

LA MADONNA CHE SCIOGLIE I NODI

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