(CRONACHE DA MOMBAROCCIO, 18 settembre 2015) Da un incontro tra il Sindaco di Mombaroccio, Angelo Vichi, e il Sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, è maturata l’idea di un progetto che libera oltre 30 milioni di Euro, 5 dei quali per Mombaroccio, e disegna un assetto innovativo delle municipalità comunali che già sta facendo scuola.
Cari concittadini, i soldi mancano perché il Governo ce li toglie. Quest’anno rischiamo di non rispettare il Patto di Stabilità e il prossimo anno rischiamo il commissariamento e una fusione forzata dalla Regione. Con queste parole il Sindaco Angelo Vichi apre il suo messaggio ai cittadini di Mombaroccio, spiegando i perché di una scelta difficile.
Solo meno di due mesi fa, nell’approvare il bilancio di previsione dell’anno corrente, erano stati esposti con chiarezza i seri problemi di quadratura di un’amministrazione stretta tra obblighi di legge, vincoli del Patto di Stabilità, tagli ai conferimenti dallo Stato e dalla Regione e pesanti sopravvenienze passive riferite agli anni precedenti alle elezioni, ma gravanti sul bilancio di quest’anno. Non abbiamo fatto spese irresponsabili, ma se la coperta diventa troppo corta non si va da nessuna parte, continua il messaggio del Sindaco, che spiega come dall’incontro con Ricci si sia profilata la fusione, che definisce un’opportunità storica che non tornerà più. L’accordo prevede che non saremo una frazione, ma saremo un Municipio, con salvaguardia della nostra identità, bilancio definito, rappresentanza istituzionale e un Assessore specifico per Mombaroccio, con potere di veto sulle decisioni che ci riguarderanno. Il tutto garantito da un nuovo Statuto e dalla Legge regionale. E aggiunge: le nostre difficoltà sono quelle di molti altri piccoli Comuni, che ci seguiranno a ruota. E i finanziamenti alle fusioni potrebbero venire ridotti. Quindi il nostro è un treno che va preso al volo, mentre sta passando, perché non ce ne sono altri. Chi parla di alternative fa solo chiacchiere: di concrete non ce ne sono, concludendo con un invito a valutare con serenità e senza pregiudizi ideologici o personali questa opportunità che è straordinaria, ma anche unica e a prendere questo treno con coraggio, consapevoli che siamo solo noi, oggi, a poter scegliere il nostro futuro e a salvare per davvero Mombaroccio.
Dopo l’annuncio sulla stampa del 5 settembre, subito ci sono state le prime reazioni di pancia di chi vede come il fumo negli occhi la fusione con Pesaro, di chi teme la perdita dell’identità storica, o solo di chi dice che per questo genere di scelte così importanti la fretta è una cattiva consigliera e che occorre più tempo per riflettere e confrontarsi.
La risposta, pragmatica come deve essere quella di chi si assume responsabilità amministrative, si basa su questi punti essenziali:
– Questa è una situazione che non abbiamo creato, ma che abbiamo in parte trovato, in parte scoperto in corso d’opera (vedi sopravvenienze passive non preventivate), in parte generata dalla volontà politica del Governo, che vuole far chiudere i piccoli Comuni con la scusa del risanamento della spesa pubblica. Possono rimanere solo quelli che se lo possono permettere, e noi non siamo tra quelli che potranno resistere a lungo.
– La prospettiva è quella di arrivare prima o poi a una situazione di fusione forzata: a quel punto non puoi trattare più nulla, divieni frazione e basta e ti prendi quello che vorranno darti. Con buona pace dei mal di pancia identitari.
– Un buon amministratore deve avere il coraggio di fare quello che è meglio per la propria comunità e questa scelta politica non solo è la migliore, ma al momento è l’unica davvero concreta che abbiamo per risolvere i problemi e per davvero “salvare Mombaroccio”.
– Adesso è il tempo per informare correttamente i cittadini con gli strumenti che abbiamo, compatibilmente con i tempi stretti, perché un altro rischio è che con il miraggio dei soldi moltri altri Comuni vogliano accelerare i tempi e lo Stato centrale possa decidere di tagliare sulle risorse che ora mette a disposizione. Insomma, ora ce li danno i soldi, più avanti può non essere più così sicuro, almeno in quelle quantità. Quindi, aspettare è solo dannoso. Da qui alla conclusione dell’iter amministrativo i tempi per le assemblee ci sono.
– Si può non essere d’accordo ma, come amministratori, dobbiamo essere in grado di proporre alternative. L’iter prevede due passaggi in Consiglio, uno per deliberare la scelta politica e l’altro per approvare la leggere che la Regione emetterà allo scopo. Se quella conterrà tutte le indicazioni concordate nell’accordo, sarà approvabile, altrimenti se ne riparlerà. Poi, se approvata, la Regione indirà il referendum consultivo, sulla base del quale deciderà in autonomia se procedere con la fusione o se rimandare la cosa ai Consigli comunali. Da chi permane nelle sue idee contrarie, vorrei almeno argomentazioni più concrete e meno teoriche o ideologiche, perché il problema è concreto, reale e urgente e va risolto con atti concreti.
Nelle immagini di corredo il confronto tra i benefici della fusione e i sempre più grossi problemi del Comune se vi si vorrà rinunciare.