DOMENICA 13 DICEMBRE IL REFERENDUM PER DIRE SÌ ALLA FUSIONE TRA MOMBAROCCIO E PESARO

(CRONACHE DA MOMBAROCCIO, 3 novembre 2015) Il dado è tratto e l’iter del processo che accorperà i due Comuni è avviato. Dopo l’esito del referendum, che si svolgerà in entrambi i Comuni, la Regione deciderà se promulgare la legge di fusione o se rimandarla ai rispettivi Consigli Comunali. Saranno i cittadini a decidere se vorranno andare avanti con investimenti e sviluppo, o rimanere al palo di un inesorabile cupo declino.

Ricapitoliamo: il 23 settembre i Consigli comunali di Mombaroccio e Pesaro hanno votato a maggioranza la richiesta alla Regione Marche di una legge per incorporazione del Comune di Mombaroccio in quello di Pesaro, sulla base della normativa regionale vigente, la numero 10 del 16 gennaio 1995. Le opposizioni sono insorte, a Mombaroccio hanno gridato allo scandalo, hanno aizzato una parte del pubblico particolarmente eccitata e nervosa dopo l’annuncio del progetto di fusione dato dal Sindaco Angelo Vichi con un articolo sul Resto del Carlino del Carlino del 5 settembre scorso.
Lamentavano un’operazione fatta sulla testa dei cittadini, senza averli preventivamente consultati, adombravano oscure manovre per non meno chiari sottintesi interessi di qualcuno, lamentavano la tristezza di perdere un’autonomia che Mombaroccio conserva da cinque secoli “sempre resistendo” piangevano “ai ripetuti tentativi di annessione da parte di Pesaro”. E poi, quasi con le lacrime agli occhi, dicevano che loro non avrebbero mai svenduto il loro Comune per pochi spiccioli e che, se proprio è necessario fondersi, bisognava farlo con i Comuni vicini, con i quali il rapporto della popolazione è meno squilibrato, citando Cartoceto.
Hanno infilato una serie di emendamenti alla proposta di delibera presentata dalla maggioranza (qualcuno da prendere in considerazione, a dire in vero); ma lo scopo era impedire una delibera coerente con quella che il Consiglio comunale di Pesaro stava prendendo nelle stesse ore, per prendere tempo e non presentare subito alla Regione due atti omogenei.
Tra le grida di sdegno di parte della platea, tutti gli emendamenti sono stati respinti e l’iter si è potuto avviare.
Nella stessa seduta è stata approvata l’istituzione di una Commissione bilaterale Pesaro-Mombaroccio per la stesura dello Statuto e del Regolamento di quello che sarà il nuovo Comune dopo la fusione, nel quale Mombaroccio non sarà una frazione, ma un Municipio con la sua autonomia, i suoi organi elettivi, il potere di voto vincolante sui fatti che la riguardano e un portafoglio per la gestione di quanto di sua competenza. I rappresentanti di Mombaroccio saranno quattro: due della maggioranza e due delle opposizioni. Questa delibera è passata con voto unanime di tutti i Consiglieri.
Veloce e tempestiva, la Regione ha inviato ai due Comuni una proposta di legge per la fusione, che è stata valutata e, con emendamenti, approvata in una successiva seduta del 5 ottobre u.s. In pratica, erano stati recepiti alcuni degli emendamenti presentati dalle minoranze il 23 settembre (quelli più sensati) e altri che servivano a comporre il quadro normativo che assicurasse a Mombaroccio, per legge regionale, le garanzie di autonomia municipale e le risorse economiche proposte dal Sindaco di Pesaro.
Nel frattempo si era costituito un comitato cittadino dall’eloquente nome “Vogliamo vivere a Mombaroccio da Mombaroccesi”, attivo soprattutto tramite facebook e le minoranze avevano precipitosamente raccolto 508 firme per indire un referendum consultivo prima dell’avvio dell’iter procedurale (come prevede la Legge 7 aprile 2014, n. 56) alla quale la normativa regionale non si era ancora adeguata.
Il problema è che la legge nazionale dice nello stesso comma che il referendum va svolto secondo le disposizione di legge delle Regioni, ma se la Regione non ha modificato la sua legge adeguandola a quella nazionale, rimane comunque valida quella esistente, che prevede il referendum consultivo dopo che i Comuni hanno deliberato, sul testo che la regione andrà poi a ratificare, se il referendum sarà valutato positivamente.
Inoltre, non era possibile usare lo strumento del referendum comunale, previsto nello Statuto del Comune di Mombaroccio e al quale le minoranze si sono appellate con la loro richiesta di firme, perché la materia della fusione è di competenza regionale e non comunale.
Quindi il 5 ottobre i due Comuni hanno dato parere favorevole alla proposta di legge emendata e a Mombaroccio le minoranze hanno abbandonato l’aula per protesta.
Il 13 ottobre maggioranza e minoranze sono state ascoltate dalla I° Commissione Affari Istituzionali della Regione, che subito dopo ha lavorato sia al testo della legge per la fusione di Mombaroccio e Pesaro, così come riproposta dai due Comuni, sia a una legge che finalmente recepisce la direttiva nazionale, con un articolo stralcio in deroga per i procedimenti a quella data avviati, cioè Mombaroccio e Pesaro e Urbino e Tavoleto, per i quali l’iter si concluderà secondo la vecchia normativa.
Il 17 ottobre le minoranze di Mombaroccio hanno notificato al Sindaco una diffida stragiudiziale per annullare “immediatamente” le due delibere del 23 settembre e del 5 ottobre, avvertendo che, in difetto, “adotteranno tutte le azioni giudiziarie al fine di ristabilire la legittimità violata”.
Il 26 ottobre la Giunta Regionale ha decretato di fissare il referendum consultivo in data 13 dicembre p.v.
Il 29 ottobre il Sindaco ha comunicato ai depositari delle firme per il referendum comunale che “non verrà attivato l’iter per lo svolgimento del referendum consultivo richiesto in quanto è ricompreso nel procedimento … disciplinato dalla L.R.”, specificando che è questa la normativa di riferimento indicata dalla Regione e che il referendum regionale era già stato indetto.
Il 30 ottobre si è costituito il Comitato per il Sì alla fusione, sostenuto dal PD di Pesaro e di Mombaroccio, da alcuni cittadini e un’associazione sportiva di Mombaroccio e, ovviamente, dalle Amministrazioni di entrambi i Comuni.
Il 31 ottobre è stata convocata a Mombaroccio la conferenza dei Capigruppo per la nomina dei quattro componenti della Commissione bilaterale per lo Statuto, ma le minoranze, che l’avevano votata, hanno disertato, in quanto ritengono illegittima tutta l’operazione che la maggioranza sta portando avanti e, per non perdere tempo, i fautori del NO si riuniranno venerdì prossimo in una cena di autofinanziamento per sostenere le spese del ricorso al TAR.

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Questi i fatti fino a oggi. Ma perché tutto questo accanimento contro un progetto straordinario e unico per Mombaroccio? In un volantino che circola in questi giorni si parla di “mire economiche e politche che non interessano i cittadini di Mombaroccio” e minacciano di costringere il Sindaco e la sua maggioranza “a rispondere in tutte le sedi per aver ignorato la volontà popolare gridata con 508 firme per il referendum popolare” e aggiungono che “Grazie al comitato per il NO la Regione ha riconosciuto che i cittadini di Mombaroccio hanno diritto di scegliere il loro futuro.”
Parole generiche e concetti fumosi: non si capisce quali siano le mire economiche che non interessano i cittadini di Mombaroccio (quando invece si parla di consistenti risorse economiche a favore di Mombaroccio); si ostentano toni minacciosi per un atto praticamente dovuto: non si poteva indire un referendum comunale su una materia di competenza regionale, quando la procedura adottata ne prevede comunque uno che ha ugualmente carattere consultivo; affermare che la Regione “ha riconosciuto che i cittadini di Mombaroccio hanno diritto di scegliere il loro futuro” è un concetto privo di senso: perché, con la normativa precedente non avevano gli stessi diritti? Per il resto, nulla di concreto del perché NO.
Mentre i motivi del SI’ sono chiari e concreti: non meno di 8 milioni di Euro in dieci anni, più della metà dei quali disponibili nel primo triennio; un’autonomia municipale con propri organi elettivi e con un Assessore nella Giunta di Pesaro dedicato ai rapporti con Mombaroccio e scelto tra i cittadini di Mombaroccio; potere di veto sulle decisioni che riguardano il territorio e da consultare sui futuri emendamenti allo Statuto che possano riguardare Mombaroccio. Quando parliamo di questi argomenti ai fautori del NO resta solo un argomento: lo scetticismo. Dicono che non ci credono. Un po’ debole come argomentazione, se non è suffragata fa qualcosa di più concreto.

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