Pesaro e Urbino, qualità certificata per i nuovi turismi – A) Introduzione
Quale ruolo per l’industria turistica pesarese? Due convegni e un unico dibattito, per vedere se si riesce a fare seguire alle parole i fatti
Nel mese di marzo in due distinti incontri Pesaro si è interrogata sulle prospettive della sua industria turistica, il 18 nella sala del Consiglio di Assindustria a Palazzo Ciacchi, e il 22 nell’aula al primo piano del Teatro Rossini, fresca del recente restauro. Chissà se questi luoghi storici del cuore della vecchia Pesaro, adibiti con buona efficacia alla fruizione dei tempi di oggi, possono simbolicamente rappresentare il nocciolo tematico dei due incontri: cioè una qualità intrinseca nel valore culturale del contesto sposata alla qualità oggettiva dei servizi erogati (a parte la scomodità delle sedie del Teatro Rossini, che sembrano essere uscite dalla mente creativa di qualche architetto troppo preso dal fascino delle proprie intuizioni estetiche).
Due e diversi erano i temi in scaletta, ma uniti da un medesimo interrogativo: quale futuro per lo sviluppo turistico di Pesaro? E quale ruolo per l’industria turistica pesarese nel complesso delle attività produttive del territorio?
In Assindustria, con il titolo “Quality valley, una provincia in cammino” ha condotto i lavori Paola Michelacci (titolare dell’omonimo Grand Hotel di Gabicce), che ha lanciato un doppio invito: ha invitato i suoi colleghi operatori del turismo, e non solo albergatori, a creare qualità adottando standard nei servizi che siano certificabili; ha poi suggerito alle autorità politiche locali, e in particolare all’assessore comunale con delega al turismo Anselmo Lorenzetti, di “cogliere l’opportunità” e “trasformare questo programma turistico (cioè quello della qualità – ndr) in programma politico”.
La risposta politica, se così vogliamo chiamarla, è venuta pochi giorni dopo dalle aule del Teatro Rossini, dove il partito dei DS, leader della coalizione di governo locale, ha affrontato l’argomento con un convegno intitolato “I turismi: progetto di sistema”, coordinato dal presidente del Consiglio comunale di Pesaro, Luca Pieri, che è anche il responsabile regionale economico del suo partito.
Come ogni buon convegno di matrice politica, titoli e interventi nel Teatro Rossini non sono stati così diretti come quelli trattati dagli imprenditori di Palazzo Ciacchi, che a casa loro erano andati subito al sodo, in particolare Nardo Filippetti, titolare di Eden Viaggi, che ha chiesto a gran voce maggiore attenzione e considerazione nei confronti del turismo da parte di tutti, ma soprattutto dei politici (il suo grido “meno capannoni” è rimbalzato anche sulle colonne del Resto del Carlino).
Sia pure con qualche verbosità di troppo, i temi di fondo sulle prospettive per l’industria turistica a Pesaro sono venuti fuori con sufficiente chiarezza anche dall’incontro targato DS, dove Luca Pieri ha aperto i lavori riconoscendo “qualche pecca nelle passate politiche” (e successivamente ha definito quella della fiera di Pesaro “un argomento dolente”, perché ha “difficoltà a inserirsi”, arrivando a suggerire che la vicina Rimini potrebbe “diventare la nostra opportunità” – riferendosi all’uso del mezzo fieristico per lo sviluppo del turismo d’affari).
Nel complesso, l’insieme degli interventi delle due “sessioni”, quella imprenditoriale e quella politica, disegna un quadro di consapevolezza professionale delle questioni sul tappeto, dei problemi da risolvere e delle cose da fare; molti concetti sono stati più volte richiamati in entrambe le occasioni, quasi fossero rimbalzati dall’una all’altra aula sfidando le leggi dello spazio-tempo; tutti insieme formano un interessante materiale per un dibattito che mi sembra giusto (e doveroso) possa uscire dalle mura dei due convegni, per aprirsi al confronto con tutti coloro che, sull’argomento, ritengono di avere voce in capitolo.
Così ho deciso di raggruppare i concetti espressi in 8 diverse categorie tematiche, allo scopo di dare maggiore efficacia all’organizzazione del dibattito; come vedrete, ne risulta un insieme di idee sufficientemente definite, tali da legittimare l’aspettativa di scelte operative coerenti.
Speriamo che alla volatilità delle parole possa seguire, una volta tanto, la concretezza dei fatti.
Sono intervenuti (in ordine alfabetico).
1) “Quality valley, una provincia in cammino”, Palazzo Ciacchi, 18 marzo 2004, ore 17:
- Nardo Filippetti, presidente Consulta nazionale turismo Confindustria Marche
- Franco Lentini, consigliere UNAI per la qualità
- Domenico Lupo, presidente UNAI
- Paola Michelacci, consigliere nazionale UNAI, vice presidente turismo Assindustria Pesaro e Urbino
- Marco Montagna, presidente Assindustria Pesaro e Urbino
- Luca Maria Pedrotti dell’Acqua, presidente ANCIS
2) “I turismi: progetto di sistema”, Teatro Rossini, 22 marzo 2004, ore 15.30:
- Carlo Amicucci, presidente Aerdorica
- Luca Ceriscioli, assessore all’urbanistica Comune di Pesaro
- Sergio Gambini, capogruppo DS Commissione attività produttive Camera dei Deputati
- Caride Gasparini, presidente Associazione pesarese albergatori
- Oriano Giovanelli, sindaco di Pesaro
- Giancarlo Leporati, esperto di marketing congressuale
- Gabriella Mosca, operatrice turistica
- Luca Pieri, presidente Consiglio comunale di Pesaro
- Gaetano Satteriale, sindaco di Ferrara
- Ilva Sartini, consigliere comunale e componente giunta Confesercenti
- Claudio Villa, presidente nazionale Unionparchi
I temi esposti.
1 – Della qualità
2 – Il territorio come sistema
3 – Ruolo del turismo
4 – Crisi dei vecchi modelli ed errori del passato
5 – Alberghi e strutture ricettive
6 – La questione dei finanziamenti
7 – Del convention Bureau
8 – Tempi e modi
Pesaro e Urbino, qualità certificata per i nuovi turismi – B) Schede di sviluppo dei temi
Queste schede raccontano in forma discorsiva i concetti raccolti nei due appuntamenti presentati in Pesaro e Urbino, qualità certificata per i nuovi turismi. Non sono quindi una esaustiva illustrazione degli argomenti e molte altre cose possono essere dette, forse più puntuali, su ciascun tema. Consideriamo queste schede una base aperta per nuovi contributi. Nota: Gli interventi del pubblico citati in queste schede riguardano il convegno di Assindustria; non sono riportati i loro nomi in quanto gli intervenuti non si sono presentati.
1 – Della qualità
Qualità certificata per una molteplicità di turismi in un insieme che ha la lungimiranza e la forza di proporsi come un sistema. Queste parole possono sintetizzare l’obiettivo (o gli obiettivi) che sembrano profilarsi dietro gli interventi nei due convegni; cominciamo a entrare nel merito di cosa significa “qualità” e di cosa si pensa dover fare.
Il punto di partenza è quello di una rigorosa attenzione al cliente, perché “nel marketing evoluto si studia la domanda per adeguare l’offerta” (Lentini); gli imprenditori più attenti ne sono consapevoli, tant’è vero che “il gruppo misto degli operatori del turismo di Assindustria, presieduto da Nardo Filippetti, ha per obiettivo creare la qualità in provincia, cioè un diverso modo di proporsi” (Michelacci).
Ma cosa si intende per qualità? Dal punto di vista di un pubblico amministratore, “qualità significa molte qualità diverse, rivolgersi a molti pubblici, sapendo dare a ciascuno il suo” (Satteriale); del resto “ci sono molte potenzialità da valorizzare: arte, cultura, enogastronomia, ambiente; in altre parole, la qualità della vita” (Filippetti) e quindi è necessario che “sul tema qualità debbano essere coinvolti coloro che fanno politica: questo programma turistico deve diventare un programma politico, bisogna cogliere questa occasione, mettere la qualità al primo punto” (Michelacci), anche perché “è ora che si faccia qualcosa, perché non ci si è mai impegnati molto per sviluppare il turismo” (Filippetti).
Le azioni politiche, a livello locale e nazionale, condotte dai politici o stimolate dagli imprenditori, sembrano presentare un buon grado di consapevolezza del problema e se Lorenzetti invita a essere “prudenti sul fronte dell’opportunità elettorale, per non passare dai programmi ai proclami” rivendicando che “l’ente locale, per quello che è di sua competenza e possibilità ha fatto: cultura, terme, enogastronomia, sport, formazione, Convention Bureau”, Lupo assicura che “l’UNAI sperimenta sinergie con altre categorie e cerca di spostare l’ago della bilancia dal manifatturiero al turismo”; ne ha parlato anche con il nuovo presidente di Confindustria Montezemolo, che gli ha personalmente assicurato di essere “attento ai temi della qualità e dell’ospitalità” e Pieri conferma che “è necessario aumentare le strutture ricettive a carattere annuale, legate ai congressi e alle fiere”.
Certo, “la qualità costa. E le regole devono essere rispettate. Ma poi il rispetto delle regole diventa programmazione e organizzazione e il costo si trasforma in guadagno. Chi lavora nell’industria manifatturiera sa cosa vuol dire qualità certificata e capirà il messaggio” (Michelacci). Del resto, “il vantaggio della certificazione di qualità non è il bollino in sé, ma il fatto di essersi attrezzati per rispettare standard di qualità” (Lentini)
In ogni caso, il problema è avvertito dagli imprenditori che sentono “la necessità di fare più squadra, di fare qualcosa insieme” (Gasparini) e già il fatto che si ritrovino intorno a più di un tavolo per parlarne è di buon auspicio, perché comunque “incontrarsi e parlare è segno di crescita” (Lupo).
2 – Il territorio come sistema
Potrebbe sembrare soprattutto un invito agli albergatori affinché si lancino in onerosi investimenti strutturali e in operazioni guidate dal marketing, ma lo è solo in parte. Il problema, infatti non è unicamente dei singoli imprenditori alberghieri, ma dell’intero sistema, perché “la molla che spinge a viaggiare non è la struttura ricettiva (che deve esserci e di qualità), ma l’appetibilità emotiva della destinazione, e i suoi servizi infrastrutturali” (Filippetti); infatti “i prodotti turistici si integrano nella destinazione” (Gambini), “è il territorio che deve sapersi promuovere” (Filippetti).
Quindi “occorre una qualità certificata che riguardi tutto il sistema, a cominciare dall’ambiente” (Michelacci) tenendo presente che “il fattore critico è creare il sistema, perché non sono le singole aziende a competere, bensì il territorio” (Leporati).
Occorre peraltro definire cosa si intende per territorio, perché si può andare da una visione molto ampia (Villa: “Quando penso al nostro territorio, penso da Ravenna ad Ancona: Pesaro non è in concorrenza con Rimini”) a distanze all’apparenza enormi tra situazioni di ambiti ristretti (un intervento del pubblico: “la costa è bene organizzata, ma l’entroterra è un dramma: i miei clienti tedeschi non possono andare nell’entroterra per mancanza di adeguati servizi”).
3 – Ruolo del turismo
Nardo Filippetti lamentava in precedenza che “non ci si è mai impegnati molto per sviluppare il turismo”, eppure “secondo il WTTC il settore turistico passerà nel 2008 al 20% del PIL mondiale (oggi è all’11%), con forte sviluppo di fatturati e di occupazione” e “secondo uno studio della West Bank of Investment, in un futuro non lontano la produzione turistica raggiungerà quella dei beni di consumo”, anche perché “i viaggi crescono nella valutazione di status symbol della gente” che “oggi vuole emozioni e i viaggi stimolano le emozioni”, quindi – conclude Filippetti – “il turismo è destinato a crescere di peso, sia nell’economia mondiale, sia in quella italiana”; gli fa eco Amicucci quando sostiene che “il turismo è la sfida dei prossimi 15 anni”.
E in ambito turistico la qualità è la scelta vincente, anche perché “il turista congressuale genera il maggiore indotto: spende tre volte in più di quello normale” (Leporati).
4 – Crisi dei vecchi modelli ed errori del passato
Ma se sono acquisiti i concetti di una rivalutazione dell’industria turistica e, nel suo ambito, di operare accorte scelte qualitative, di quali scelte e per quali turismi si tratta?
Tanto per cominciare “i modelli tradizionali del turismo balneare non sono sufficienti” (Filippetti), “mare e solo mare non basta più” (Pieri): il “no all’offerta tradizionale” riguarda tutte le attività, non solo gli alberghi, “per esempio i musei, se si propongono come hanno sempre fatto nel passato, non attirano” (Satteriale); la staticità del vecchio modello balneare, che vive più di rendita che di capacità propria di promuoversi, induce Pieri a chiedersi “se Pesaro abbia mai avuto una vocazione turistica”.
Anche se “la legge nazionale fornisce un quadro per la legislazione regionale” Gambini riconosce che “finora nel turismo ce la siamo cavata da soli”, lasciando intendere che in mancanza di accorte politiche di indirizzo ognuno ha fatto da sé; altrove, invece, sono stati più lungimiranti, se è vero che “da 15 anni Rimini (la solita Rimini! ndr) investe per presentarsi con un volto diverso da quello balneare, che ne penalizza l’appeal sul congressuale, e ci sta riuscendo” (Leporati).
Il problema non è solo pesarese, “è difficile spiegare dove sono le Marche, dov’è Ancona” (Amicucci) e, per venire a livello nazionale, “nel settembre del 2003 in un convegno OCSE a Lugano l’Italia è stata citata come esempio negativo” (Gambini); sembra proprio una conseguenza di un certo vezzo negativo stigmatizzato da un partecipante al convegno di Assindustria che ha lamentato che “certi politici, invece di fare le leggi per agevolare il turismo, si mettono a fare i manager del turismo”.
5 – Alberghi e strutture ricettive
Entrando nel merito specifico degli alberghi e delle altre strutture ricettive, occorre precisare che “per le aziende di servizi il punto cardine della qualità è la selezione e la formazione del personale, che diventa il patrimonio dell’impresa; un’azienda di servizi qualitativamente efficiente evita la frammentazione tra i dipendenti, che condividono le conoscenze e maturano un maggiore senso di appartenenza: tutto ciò significa maggiore efficienza” (Lentini), ma “la disponibilità di manodopera qualificata è anche un problema, perché senza non si aprono gli alberghi” (Gambini) e si chiede un partecipante tra il pubblico: “come fanno gli alberghi stagionali che cambiano il personale anche fino al 70% delle unità?”.
“I problemi della stagionalità si risolvono con la fidelizzazione” (Lupo) e “sulla questione della stagionalità, è vero che l’imprenditore deve fare uno sforzo, ma dietro ci deve essere il sistema” (Lentini), senza dimenticare che “prima di formare il personale dobbiamo formare noi stessi” (Lupo).
In merito agli interventi strutturali, anche se “abbiamo alberghi che ancora combattono con le norme di sicurezza”, “il Piano Regolatore (approvato di recente – ndr) è pensato per aiutare l’adeguamento delle strutture ricettive: c’è disponibilità a venire incontro alle imprese” (Lorenzetti), e Ceriscioli precisa: “il nuovo piano regolatore prevede una scheda per ciascun albergo, con possibilità di crescita anche in termini di cubature”.
In ogni caso, “con una media di 28/30 camere per hotel, è importante l’aggregazione, la capacità di fare sinergie” (Lupo); sulla questione delle stelle (che non garantiscono standard coerenti, per questo sono necessarie le certificazioni di qualità, ndr) “l’Italia può essere federalista in tutto, ma non sulla questione delle stelle degli alberghi” (Cecconi); in merito ai tema dei rapporti tra costa ed entroterra, citato in precedenza, secondo Giovanna Cecconi “qualcosa sta crescendo nell’entroterra, soprattutto tra gli agriturismi, i B&B, i conventi ristrutturati, le ville di charme …”, cui è doveroso far seguire la precisazione di Lentini in merito all’applicazione delle regole, che “devono essere uguali per tutti: anche iniziative come i B&B devono uniformarvisi”.
Infine è di Amicucci un concreto grido d’allarme: “noto la tendenza pericolosa di trasformare gli alberghi in appartamenti: quindi la remunerazione del capitale deve essere competitiva con altri investimenti”.
6 – La questione dei finanziamenti
Quello di investimento è un concetto che richiama sempre il suo parente prossimo, il finanziamento. Se la qualità costa e se le politiche di promozione territoriali non costano meno, il problema delle risorse finanziarie è fondamentale.
Al convegno di Assindustria un partecipante tra il pubblico lamenta che “si fa presto a parlare di investimenti, quando il mercato tradizionale, che si muove in forma collettiva anche attraverso le associazioni di categoria, e parlo di famiglie, di giovani e di terza età, impone tariffe bassissime in pensione completa (anche inferiori ai 20 Euro per persona, e una gratuità ogni 25 persone)”, e un secondo sostiene che “sono necessari finanziamenti per gli onerosi interventi di ristrutturazione degli alberghi”; fa loro eco la richiesta senza mezzi termini di Gasparini dal Teatro Rossini: “dateci finanziamenti”.
Risponde Lorenzetti: “è impensabile che i Comuni possano intervenire con finanziamenti a fondo perduto. Il sostegno deve venire dallo Stato”, e sull’opportunità di mettere in atto una sorta di approccio keynesiano sull’uso dei finanziamenti (il sostegno pubblico diviene volano per lo sviluppo dell’imprenditoria privata) è d’accordo Satteriale (riferendosi a particolari progetti di marketing del territorio), anche se invita a valutare con attenzione il gap di comprensione che si genera sempre tra l’istituzione che attua la politica di finanziamento e le imprese che poi beneficiano dei ritorni: “non vi diranno mai grazie; va bene quando si lamentano poco”.
7 – Del convention Bureau
Una volta individuate le cose da fare, trovati gli accordi tra i diversi attori e definite le forme più idonee per il sostegni finanziario, occorre dotarsi degli strumenti più efficaci e, poiché “in questo mercato non si aspetta il cliente, ma lo si va a cercare dove si decide, prima che abbia deciso, lo strumento per la promozione del territorio come sistema turistico è il Convention Bureau: all’estero esistono dagli anni settanta, mentre in Italia i Convention Bureau sono pochi, quelli che funzionano si contano sulle dita di una mano” (Leporati).
Se la formula del Convention Bureau dovesse essere troppo complessa per una fase di avvio, Leporati suggerisce “un’ alternativa più semplice, cioè il Club di Prodotti”, ma mette subito in chiaro, a scanso di equivoci, quello che è “il problema di tutti i Convention Bureau: che siano effettivamente orientati al cliente, al quale devono fornire soluzioni”.
8 – tempi e modi
Sul come e sul quando alcuni punti sono condivisi: “oggi non c’è più spazio per improvvisazioni” (Filippetti) e “bisogna programmare, è finito il tempo di improvvisare” (Gasparini), anche perché “il mercato è competitivo: si deve capire quale segmento colpire” (Lupo), “il mercato emergente va aggredito con strumenti moderni” (Gambini), “la qualità è una strada obbligata, ma la scelta va studiata con attenzione, richiede tempi lunghi, pianificazioni pluriennali, porta con sé programmazione, non improvvisazioni” (Satteriale); “lo sviluppo turistico richiede grandi progetti di comunicazione internazionale: è una cosa impegnativa e vuole tempo” (Amicucci), inoltre “occorre inventiva” (Satteriale), facendo attenzione a valorizzare correttamente il patrimonio italiano senza “inseguire i modelli americani” (Leporati), perché “la sfida è la cultura: si deve vendere il sogno di stare in Italia” (Lupo).
Su tutti la consapevolezza che “la strada è lunga, ma va percorsa in fretta e con coraggio” (Michelacci).
Descrizione forum
1 – Della qualità
Quale qualità? E quante qualità? Vale davvero la pena di arrivare a certificare la qualità nei sistemi turistici? Sembra proprio di sì, anche se costa, impone nuove regole e diversa cultura d’impresa. E se gli imprenditori da un lato sentono la necessità di fare gioco di squadra, dall’altro i politici cominciano ad avvertire che è tempo di agire.
2 – Il territorio come sistema
Se è vero che la motivazione a fare un viaggio non è l’albergo, ma l’appetibilità emotiva della destinazione, il problema delle strutture ricettive diventa un problema del territorio, infatti è il territorio che compete, non le singole imprese. Purché non diventi un alibi.
3 – Ruolo del turismo
Se c’era un dubbio sul valore dell’industria turistica bastano poche cifre, anche perché in prospettiva crescita e valore sono dati in forte rialzo.
4 – Crisi dei vecchi modelli ed errori del passato
Il turismo balneare non paga più. L’offerta tradizionale non ha prospettive. Bisogna sapersi reinventare, sapersi valorizzare, farsi conoscere meglio, e ognuno deve saper stare al suo posto.
5 – Alberghi e strutture ricettive
Qualità per un albergo significa selezione e qualificazione del personale. Sì, ma come si fa con le strutture stagionali che cambiano anche il 70% dei dipendenti ogni anno? Gli alberghi rimangono mediamente troppo piccoli ed è importante che sappiano aggregarsi, anche per arginare la pericolosa tendenza di trasformarli in appartamenti.
6 – La questione dei finanziamenti
Dove trovare le risorse per gli adeguamenti strutturali (se è vero che molti alberghi ancora combattono con le norme di sicurezza)? I Comuni? No. Lo Stato? Forse, una lungimirante visione keynesiana …
7 – Del convention Bureau
E’ lo strumento più efficace per promuovere il territorio, all’estero ce ne sono fin dagli anni settanta del secolo scorso, ma in Italia quelli che funzionano si contano sulle dita di una mano. Il problema è riuscire a orientarli veramente al cliente.
8 – Tempi e modi
Tutti sembrano consapevoli che il tempo delle improvvisazioni è finito e la via della qualità sembra obbligata. E’ una strada lunga, ma bisogna avere il coraggio di imboccarla e al più presto.
Nel frattempo l’argomento è stato trattato anche dalla stampa, direttamente o per inciso; gli articoli più interessanti sono riportati nella rassegna stampa in calce all’articolo, con la citazione dei personaggi che fornito contributi utili alla discussione; gli stessi sono riportati anche nelle schede di sviluppo dei temi.
Rassegna Stampa
1) Il Sole 24 Ore, 30 marzo 2004, “Turismo, primato al Veneto” (Vincenzo Chierchia)
2) Il Sole 24 Ore/Centronord, 31 marzo 2004, “Negli alberghi qualità sottotono” , (Francesco Romi)
- Gianfranco Rolle, direttore Hotel Federidco II di Jesi
- Lidio Rocchi, assessore regionale al turismo
- Domenico Lupo, presidente UNAI
- Marco Calvaresi, Consorzio turistico di S. benedetto del Tronto
- Nardo Filippetti, presidente Consulta del turismo di Confindustria Marche
3) Il Sole 24 Ore, 3 aprile 2004, “Turismo, un decreto per l’Enit” (V. Ch.) - Costanzo Jannotti Pecci, Federturismo
- Lorenzo Ria, UPI – Unione Province Italiane
- Nicola Bono, sottosegretario ai Beni Culturali
4) Il Sole 24 Ore/Centronord, 7 aprile 2004, “Grandi lavori nelle Marche per confermare i flussi 2003” (Francesco Romi) - Luigi Cipolloni, presidente Associazione Albergatori di Macerata
- Carlo Verducchi, assessore provincia di Ascoli Piceno
- Claudio Brignocchi, sindaco di Porto S. Giorgio
5) Il Sole 24 Ore, 8 aprile 2004, “Turismo, a Pasqua in crescita la spesa per le vacanza” (Michele Menichella)
6) Il Sole 24 Ore/Mondo Immobiliare, 10 aprile 2004, “Quando l’hotel batte gli uffici” (Evelina Marchesini)
7) Il Messaggero/Pesaro, 13 aprile 2004, “L’ospitalità made in Marche cambia spiaggia” (Claudia Pasquini) - Claudio Albonetti, presidente nazionale Assohotel
- Luciano Scola, presidente URAM – Unione Regionale Albergatori Marchigiani
Scheda 1:
Eppure per il Sole 24 Ore (rs 5) la qualità negli alberghi “per ora è solo una buona intenzione” perché pochi imprenditori “sono disponibili a investire su questo tema”, anche se “potrebbe aprire la porta dei mercati più evoluti”: ma come dice Gianfranco Rolle, direttore dell’unico Hotel certificato nelle Marche, il Federico II di Jesi, “la certificazione comporta un lavoro costante … ma è di grande aiuto … oggi siamo molto soddisfatti” e cita persino il controllo dei consumi e dello smaltimento dei rifiuti, affermando che “la agenzie turistiche … sono molto attente a questo tipo di certificazione” (rs 5).
Forum scheda 1:
Anche io sono convinto che la qualità alla lunga non solo paga, ma premia. E proprio perché nelle imprese di servizi qualità significa prima di tutto una rinnovata cultura aziendale, e poi formazione, coinvolgimento e motivazione del personale, un albergo che arrivi a dotarsi di standard qualitativi certificati possiede l’arma più forte per la creazione del valore e per la patrimonializzazione delle relazioni con i clienti, un capitale che in prospettiva è garanzia di redditività. Ma se gli imprenditori da una parte investono, mutano atteggiamento culturale e si sforzano di fare sistema anche usano il mezzo associativo, i politici dal canto loro devono riuscire a creare le premesse normative per agevolare questo processo, oltre a individuare idonee risorse per sostenere le ristrutturazioni e per fare una efficace promozione del territorio, il cui migliore strumento, più che la pubblicità generica a pioggia, è il Convention Bureau.
Scheda 3:
Il rincorrersi dei dati sul business delle vacanze lascia, come ogni rilevamento statistico, spazi a interpretazioni che possono indurre in errore. Per esempio il dato grezzo sul flusso turistico nelle Marche del 2003 sembrerebbe apprezzabile, se è vero che il 2003 è stato “chiuso con più turisti, +1,1%, e maggiori presenze, +0,8%, rispetto all’anno precedente (rs 4); ma questo flusso è “rappresentato per l’86,6% dagli italiani”, cosa che sottolinea una scarsa appetibilità delle Marche nei mercati internazionali, che soffrono del calo di competitività complessivo dell’Italia in genere, finita al terzo posto in Europa (nella metà degli anno novanta era al primo!), e l’elenco delle regioni italiane più visitate dagli stranieri prima delle Marche è lungo, troppo lungo (cfr rs 1).
scheda 4:
Dal particolare al generale, cioè dal sistema locale a quello nazionale, uno dei nodi da sciogliere per cambiare in meglio è l’Enit e la sua riforma, i cui limiti e ritardi sono stati denunciati da Costanzo Jannotti Pecci (presidente di Federturismo) in un convegno dell’Unione Province Italiane del 2 aprile u.s. (rs 3), chiedendo “subito un decreto per l’Enit con un CdA allargato, con Regioni, categorie e imprese”, senza però dimenticare – come ha sostenuto in quell’occasione Nicola Bono(rs 3), sottosegretario ai Beni Culturali – che “se non si è costruito un prodotto turistico sul territorio, la sola promozione diventa la tomba della capacità di articolare strategie degne di questo nome”.
Scheda 5:
un argomento su cui è bene riflettere con attenzione, perché il valore immobiliare dell’investimento alberghiero è legato all’area geografica (cfr. rs 6).
Ma un altro rischio si profila sul sistema ricettivo, quello della delocalizzazione turistica, causato sia dalla bassa redditività degli standard attuali, sia da una concorrenza che qualcuno definisce sleale, con riferimento ad altre spiagge italiane che godono di sostegni istituzionali, e che viene ad aggiungersi alla “nuova frontiera a sud del Mediterraneo, Egitto in primis” (rs 7): per Claudio Albonetti, presidente nazionale di Asshotel “nei prossimi anni nel bacino del Mediterraneo ci saranno circa 4500 posti letto in più grazie a Paesi come la Siria e come la Libia; è concreto il rischio che … anche gli albergatori marchigiani decidano di delocalizzare in spiagge più accoglienti”. Qualcuno lo avrebbe già fatto.
Scheda 6:
Più che dello Stato la questione dei finanziamenti è di competenza delle regioni. E’ vero che la Regione Marche ha stanziato 3,7 milioni di Euro per l’ammodernamento degli immobili (245 imprese hanno presentato domanda, tra cui 121 alberghi; dalla provincia di Pesaro sono pervenute 71 domande – rs 7), ma per Marco Calvaresi, del Consorzio turistico di S. Benedetto del Tronto (rs 5) la Regione dovrebbe rendere disponibili specifici “finanziamenti sul tema della certificazione di qualità”, in quanto per ora si trovano solo parzialmente compresi in altri progetti. Lo stesso servizio del Sole 24 Ore (rs 5) informa che su questo tema “è scesa in campo anche la Banca Popolare dell’Adriatico … con un plafond di un milione di Euro”.
Scheda 8:
Per Claudio Albonetti (cfr. rs 7) “solo una risposta di qualità può permetterci di reggere la concorrenza. Ma per darla abbiamo bisogno di sostegno attraverso una politica economica che ci renda protagonisti”.